I “limiti” di Serge Latouche

Per Serge Latouche la condizione dell’uomo è tracciata in limiti ben precisi e i limiti sono da sfidare.
Da anni Latouche studia progetti di alternative praticabili al binomio crescita-illimitatezza contrapponendo le eco-compatibilità, le sovranità circoscritte, le identità plurali, i legami che creano società.
Ci sono limiti che sarebbero da ridimensionare e norme che bisognerebbe revocare… “Siamo prigionieri di un piccolo pianeta la cui situazione eccezionale nel cosmo ha permesso la nostra comparsa. D’altra parte la nostra intelligenza, non meno eccezionale, ci permette di adattarci a una grande varietà di situazioni, ma non ci autorizza a fare tutto né a conoscere tutto.”
La nostra sopravvivenza dipende dal buon funzionamento delle nostre organizzazioni sociali, ma anche dal nostro ambiente.
Il problema è che ogni limite e ogni norma sono discutibili e che le frontiere sono sempre instabili, mutevoli. Ci sono inoltre limiti che non si deve superare, ma che è necessario conoscere. E, se si oltrepassa un determinato limite, allora addio limiti…
“La riflessione filosofica, fin dai suoi albori, ha avuto gioco facile nel denunciarne i paradossi. Per esempio, il filosofo megarico Eubulide di Mileto, nel IV secolo a.C., solleva il problema del sofisma del sorite. Qual è il limite che permette di dire che, aggiungendo un chicco di grano a un altro chicco, ottengo un mucchio? E all’inverso: avendo un mucchio di grano, a partire da quanti chicchi tolti posso dire che il mucchio non esiste più? Di qui, la tentazione di arrivare, a partire dall’arbitrarietà del limite, alla conclusione della sua inesistenza e dell’impossibilità di definire un mucchio, o addirittura dell’inesistenza del mucchio stesso. Questa conclusione affrettata è esattamente quella che l’Occidente ha adottato nel corso della sua storia, illustrando così la dimensione tragica della condizione umana, stretta tra l’impossibilità di definire norme razionali e quella di vivere senza norme.”

Serge Latouche, Limite, Bollati Boringhieri, «I sampietrini», Torino, 2012.

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